Consapevole dalla prima gioventù di difettare in ciò che è importante,
Avendo realizzato con la più profonda contrizione di essere insufficiente,
Ecco Bellissima Dea il tuo umile sottomesso, un uomo arreso e sconfitto,
Indegno del tuo Corpo Sacro ma sul cui corpo Tu possiedi ogni diritto,
Ecco Signora ai Tuoi Piedi, della più pura ginarchia un fedele servitore:
Ha un enorme debito, colui che non possiede ciò che dovrebbe possedere.
Con obbedienza e devozione ho imparato e padroneggiato l’arte del denaro,
Per soddisfare i tuoi capricci più costosi, Divinità Inaccessibile, io lavoro.
Acconsenti, Dea di Supremazia, ad apporre sul mio corpo di subalterno,
Il segno indelebile e inconfondibile, della schiavitù che dura in eterno.

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